La Compagnia di Antigone: “No a discriminazioni tra vaccinati e non vaccinati”

Il gruppo, formato da 130 persone, invita a salvaguardare la “coscienza critica e morale dell’Occidente”

Torino – La Compagnia di Antigone è un gruppo preoccupato che le misure attuate per fronteggiare la pandemia Covid-19 aprano la strada a una nuova forma di totalitarismo. Si tratta di persone appartenenti settori diversi (insegnanti, medici, infermieri, operai, operatori olistici, avvocati, artisti) principalmente della provincia di Torino ma con adesioni anche da altre zone del Piemonte e da altre regioni italiane. Hanno pubblicato il manifesto «A testa alta» per denunciare una «emergenza non solo giuridica ma esistenziale». Uno dei promotori è Claudio Torrero, insegnante di filosofia in pensione, monaco buddista con il nome Bhante Dharmapala; ci racconta questa esperienza.

Cos’è la Compagnia di Antigone?

«È un gruppo di circa 130 persone che si è costituito quando si è avuta la sensazione che stesse avvenendo qualcosa di grave, ovvero che l’appello all’emergenza sanitaria coprisse una trasformazione della nostra società che sta avvenendo a tappe forzate e che ci spinge a parlare di totalitarismo; temiamo che si stia verificando una deriva pericolosa. Potrebbe essere che questa emergenza duri indefinitamente oppure duri un tempo sufficiente a portarci ad un altro tipo di società ».

Perché Antigone?

«Abbiamo assunto questo riferimento ad Antigone che, nel mito greco raccontato nella tragedia di Sofocle, è colei che mette in gioco la sua vita per testimoniare che ci sono leggi che vanno al di là di quelle dello Stato, di carattere spirituale, religioso, naturale e che si rifanno a un dovere della coscienza».

Cosa vi preoccupa in particolare?

«Questo meccanismo discriminatorio tra vaccinati e non vaccinati che viene a creare un capro espiatorio. È evidente che i problemi legati all’epidemia hanno ragioni complesse, però in questi casi la cosa più facile ma terribile è gettare la colpa su un nemico interno, su qualcuno che viene additato come responsabile; quando questa cosa si è verificata nella storia ha dato luogo a cose spaventose. Non è che ci dobbiamo aspettare i campi di concentramento, però quando si toglie il lavoro alle persone si tolgono i mezzi di sussistenza. Tengo a dire che se davvero io vaccinandomi, anche con i dubbi, davvero proteggessi gli altri, io mi vaccinerei, ma così non è perché se mi vaccino in realtà contagio lo stesso ed è inutile sindacare se contagio leggermente meno; al massimo potrei ammalarmi meno gravemente ma allora è una scelta mia se essere più preoccupato del virus o del vaccino».

Su quali misure dissentite in particolare?

«Sul green pass e sul vaccino obbligatorio; lo stato di emergenza viene invocato per giustificare queste operazioni, come è sempre accaduto nella storia. Ormai c’è un dogma, una scienza che è religione di Stato e nessuno può dire che anche chi si vaccina può ammalarsi e contagiare gli altri. Possiamo avere seri dubbi circa le scelte che sono state fatte, e soprattutto chi è medico tra noi le ha, nel senso che è più che verosimile che si sarebbero potute seguire altre strade che non puntare tutto sul vaccino, però il vero problema è che il totalitarismo è più grave del virus».

La strategia del governo sul green pass si fonda sulla valutazione che la campagna vaccinale ha portato a meno contagi e ricoveri e, di conseguenza, ha consentito di mantenere aperte attività economiche e sociali; qual è la vostra obiezione?

«Innanzitutto è difficile discutere sulle cifre perché vengono date in modo poco controllato, tra l’altro non vengono date le cifre degli effetti collaterali che sembrano molto più diffusi di quanto si vuol credere. L’intasamento drammatico delle terapie d’urgenza dello scorso anno, che io non nego, si deve anche a tagli nella sanità e dunque con un altro sistema gli effetti sarebbero stati diversi. E quand’anche gli esiti più drammatici fossero contenuti non c’è un’incidenza significativa di questa minoranza di non vaccinati, anche perché pare che nelle situazioni in cui c’è il cento per cento di vaccinati il virus continui a circolare, e tra l’altro ci sono autorevoli pareri scientifici che ritengono che la campagna vaccinale stessa scateni le varianti».

Quale giudizio date sulla comunità scientifica?

«Si parla di una scienza come religione di Stato; l’establishment dell’organizzazione medica internazionale, che è in strettissima correlazione con l’industria farmaceutica, erige certe affermazioni a dogma, sulle quali si può solo aver fede. In realtà è pieno di medici che contestano queste affermazioni e non è che, in genere, una maggioranza abbia un titolo di verità maggiore, perché lungo la storia si è verificato molto spesso che le maggioranze abbiano fatto affermazioni non vere o preso decisioni sciagurate. La scienza, almeno per come è stata pensata fino ad oggi, dovrebbe essere un fatto su cui si discute, sulla quale dovrebbe essere consentito il dibattito, invece se non ci sono i roghi poco manca; ci sono i roghi mediatici e se non si sta dentro un certo binario si è morti dal punto di vista della figura pubblica».

Perché il vostro manifesto si rivolge innanzitutto al mondo della scuola?

«Se le nostre istituzioni culturali si allineano banalmente a ciò che viene dai poteri costituiti allora chiunque parli di coscienza critica sarà squalificato; ci sarà la coscienza critica che ci poteva essere nell’Unione Sovietica. C’è una verità di Stato; quando Report ha sollevato qualche tiepida obiezione ed è stato attaccato perché in questo modo si fornirebbero argomenti ai no-vax, significa che i mezzi d’informazione devono dare un unico messaggio e questo non c’entra nulla con ciò che abbiamo finora inteso come democrazia e cade tutta la questione del pluralismo».

Cosa pensate delle manifestazioni no-vax con persone ammassate senza mascherina e, talvolta, con incidenti?

«Noi ci siamo costituiti il 2 ottobre che è la giornata internazionale di Gandhi e perciò qualsiasi resistenza deve essere fatta in termini di non violenza. Non solo ci dissociamo da comportamenti aggressivi ma riteniamo facciano il gioco di questo processo politico, nel senso che servono a squalificare una resistenza che è assolutamente pacifica; poi qualche fanatico lo si trova dappertutto, ci sono personaggi che sostengono la campagna vaccinale con frasi come “trattiamoli come i topi” che non ci saremmo mai aspettati di sentir dire».

In sintesi, qual è il vostro appello?

«È inaccettabile che ci sia una verità di Stato. Si va a toccare qualcosa di costitutivo della coscienza occidentale. L’Antigone di Sofocle è stata scritta nel quinto secolo avanti Cristo ed è nelle nostre radici. Il nazismo ha perso non solo per ragioni militari, ma anche perché andava contro le radici profonde della nostra coscienza perché non era accettabile che ci fossero esseri umani di serie A e di serie B, da schiavizzare o da eliminare; se adesso, in forme del tutto diverse, si mette in atto un meccanismo di questo tipo, con motivazioni che appaiono ineccepibili perché si difende la salute, è terribile. L’Occidente, sul piano della coscienza critica e morale, ha un patrimonio che è universale, guai se rinunciasse a questo; bisogna che la testimonianza di quel che è bello sia mantenuta viva, ed è questo il senso del nostro gruppo».

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