La traduttrice di “Eccomi”, il romanzo di Jonathan Safran Foer, è cresciuta a Villarbasse

Irene Abigail PiccininiIrene Abigail Piccinini

Per Irene Abigail Piccinini un lavoro “molto impegnativo”

Villarbasse – C’è un pizzico di Villarbasse in Eccomi, l’ultimo romanzo di Jonathan Safran Foer appena pubblicato da Guanda. La traduzione è stata curata da Irene Abigail Piccinini, nata e cresciuta proprio a Villarbasse. Ora abita a Lecce, ma nel paese del Torrazzo ha vissuto fino al periodo dell’università (è laureata in Filosofia) e ogni tanto ritorna per incontrare gli amici. Allora scriveva articoli per i giornali locali, oggi ha tradotto l’opera di un acclamato narratore della contemporaneità, autore di Ogni cosa è illuminata e Molto forte, incredibilmente vicino.

Eccomi, romanzo di Jonathan Safran Foer

Com’è stato tradurre Eccomi?

«È stato molto impegnativo perché i tempi sono stati molto compressi dal fatto che il libro sarebbe uscito in contemporanea in Italia e negli Stati Uniti; anzi, in Italia è uscito qualche giorno prima, in anteprima mondiale. Questo perché, come ha raccontato in alcune interviste, Foer ha un rapporto molto speciale con Luigi Brioschi, l’editore di Guanda, che è stato il primo editore che ha creduto in lui e ha acquistato i diritti di Ogni cosa è illuminata prima ancora che ci fosse un editore americano».

Una grande fatica, dunque, per rispettare le scadenze; e per quanto riguarda il lavoro di traduzione?

«È un libro di 600 pagine, fittissimo di cose. Foer ha una scrittura molto ricca, anche di giochi di parole, e di riferimenti culturali ad amplissimo raggio che richiedono specifiche conoscenze settoriali. Per fortuna il lavoro non l’ho fatto completamente da sola, ma ho avuto un supporto costante e strettissimo con la redazione di Guanda, con l’editor Cinzia Cappelli e il revisore Massimiliano Galli».

Quanto tempo ha richiesto la traduzione?

«Il tempo che ha richiesto questo libro non è indicativo del tempo che richiederebbe un libro del genere. Per le tempistiche abbiamo fatto gli straordinari, e gli straordinari degli straordinari, perché… era un libro straordinario! Abbiamo lavorato, molto intensamente, quattro mesi per la traduzione, poi c’è tutto il resto del percorso editoriale. Trattandosi di un libro così impegnativo e con tempi così stretti, ho fatto una cosa che non faccio mai: normalmente rileggo solo la prima bozza a valle della revisione, in questo caso ho riletto tutte e tre le bozze più il finale».

Quale impressione, invece, le ha lasciato Eccomi?

«È un libro che parla di tante cose: del rapporto coniugale, perché la storia di Jacob e Julia è la fine di un matrimonio ma è anche, in realtà, una riflessione sul rapporto di coppia; il rapporto genitori-figli, il più piccolo ha sei-sette anni, il più grande ha tredici anni e deve fare il Bar Mitzvah, che nella religione ebraica segna l’ingresso nell’età adulta; il rapporto tra fratelli, tra persone adulte e i propri genitori, con la religione, con Israele. È un libro ampio, che affronta tante cose, con uno sguardo rivolto ai particolari, con descrizioni minute di piccole situazioni quotidiane, che sono quelle in cui magari ciascuno si ritrova».

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